INCLUSIONE E DIGITALE

Parliamone per parlarci
Mar 26, 2021

“Una scuola inclusiva è una scuola
che tutti hanno una gran voglia di frequentare.
”  

In questa newsletter parleremo di INCLUSIONE & DIGITALE, un tema caldo in periodo di formazione a distanza e che ci ha suggerito la Milano Digital Week, appena conclusasi e dal titolo di "città equa e sostenibile".

Chiudere la bocca, ossia non parlare
Chiudere gli occhi, ossia non vedere.
Chiudere la porta, lasciare fuori.
Chiudersi. Isolarsi.

Chiudere è un verbo associato alla privazione, alla mancanza e all’isolamento. Ma tutti hanno diritto a una seconda chance, ad un’occasione di riscatto - anche i verbi.

E così, dalla stessa radice di “chiudere” è nato un nuovo verbo: INCLUDERE.
Chiudere dentro: mettere insieme.  

L’inclusione è una forma di comunicazione - non una chiudere la bocca.
L’inclusione è una forma di considerazione - non un lasciar fuori.
L’inclusione è un vedere gli altri e coinvolgerli.

Questo video della TV danese è diventato oltre che virale, uno dei manifesti dell'inclusione [attiva i SOTTOTITOLI in italiano]

Abbattere i muri con il digitale

L’inclusione è una tematica viva e attiva, presente e importante che si è andata via via declinandosi in più e diversi ambiti, fino ad arrivare al digitale.
Anzi, proprio una delle potenzialità del digitale è proprio quella di abbattere i muri, diminuire le distanze e aprire le porte alla diversità in quella grande relazione che è diventata l’inclusione.

“In Europa la digitalizzazione deve essere inclusiva.
Le persone non devono essere escluse dai benefici prodotti
dalla trasformazione digitale a causa di fattori come il genere, lo status sociale,
il livello di istruzione, le competenze, le capacità digitali, l’origine, l’età o disabilità”.

(Norbert Kluge - CESE, Comitato economico e sociale europeo - 2018)

Inclusione: opportunità a portata "di dito"!

Come ogni potenzialità, l’inclusione ha la necessità di passare all’atto e sul campo dell’attivazione si sta giocando la partita degli ultimi anni.

Il digitale è una opportunità democratica in questo: si offre a tutti.

Quello che fa la differenza sta nelle capacità necessarie per accedere a questa potenzialità. Sulla bocca di tutti, nell’ultimo anno, sono state 3 lettere:
D.A.D. Didattica a Distanza. Nella teoria, è stata -ed è tutt’ora- la soluzione adottata dalla scuola per soccombere alle restrizioni dettate dall’emergenza COVID.

In pratica, è stata davvero una formula digitale di inclusione degli studenti in un ambiente che si è spostato dal concreto al virtuale?

Il dibattito è ancora aperto e il nervo rimane scoperto… e sensibile.

Ampliando l’orizzonte, il digitale è sinonimo di inclusione: a portata di digitus(dito), a portata di mano.

* CURIOSITÀ
A tal proposito
qui una curiosa ricostruzione dell’etimologia di “digitale”, tra varie e diverse teorie

Il digitale è poliglotta

Basti solo pensare a quanto il mondo del digitale, con lo strumento dei social media, abbia aperto le porte e reso accessibile a tutti la possibilità di espressione, di qualunque argomento si tratti e in qualunque lingua si comunichi.

Il digitale è lo strumento principe della globalizzazione, non solo per raggiungere l’altra parte del mondo ma per aprire ogni porta del mondo, anche quelle più vicine. Il digitale è una fonte inesauribile di opportunità che ha nella sua indole la sinergia e la collaborazione: non a caso di parla di rete digitale - un unione di forze.

Digitale però significa anche codici: sì, perché è una possibilità di linguaggio e, come il linguaggio stesso vuole, deve trovare le radici in un terreno comune e con una sperimentazione condivisa.

Il digitale è la possibilità di parlare tutte le lingue del mondo, purché ogni lingua sia una opportunità di condivisione e trasmissione di messaggi, di inclusione.

Ecco qui un video realizzato dalla classe 2° ARREDO che, proprio grazie alle potenzialità del digitale, è un progetto di condivisione:

GUARDA IL VIDEO!

Per provare a capirne di più, abbiamo chiesto a Eugenia Giancaspro (educatrice) di spiegarci la sordità, oggi e nella scuola. Ecco il suo contributo:

Se la sordità non è un limite o una sottile linea di confine tra sordi e udenti, allora quale definizione possiamo dare di questa parola? La sordità è una disabilità sensoriale che non si vede e proprio la sua invisibilità ha fatto sì che le persone sorde fossero storicamente relegate ai margini della società, svalutate nonostante fossero in grado di sviluppare abilità compensative notevoli (uno stigma tristemente sintetizzato nello slogan '"deaf and dumb", sordo e scemo~muto). Si sono quindi sedimentati molti pregiudizi e falsi miti attorno alla sordità, difficili da debellare.

Sapevate, ad esempio,  che 'sordomuto' non è il termine corretto per definire una persona sorda? I sordi infatti non sono muti, trascorrono molti anni della loro giovinezza ad imparare a parlare e a leggere il labiale, grazie a un faticoso percorso di apprendimento logopedico.

Oppure segnano! Nemmeno 'linguaggio dei segni' riferito alla LIS, la Lingua dei Segni Italiana, è il termine corretto per definire la lingua in cui si esprimono i Sordi italiani, lingua che ha una sintassi complessa, delle regole grammaticali specifiche e che non è universale, ma che al pari dell'italiano, inglese o tedesco, e quindi di tutte le lingue naturali, si declina da paese a paese, anzi da regione a regione, considerando che in Italia si riscontrano persino i dialetti in lingua dei segni!

Sordi si nasce, è vero, ma lo si può anche diventare e non solo clinicamente parlando. Sordi si può rinascere, riconoscendo la sordità non come disabilità sensoriale, ma come tratto distintivo del proprio vissuto, della propria identità, lingua e cultura. Ed è questa la porta d'ingresso della comunità segnante e del mondo sordo, che ha una sua propria storia, comicità,  musica e poesia.

Oggi giovani e meno giovani sordi hanno un grande strumento a sostegno della loro peculiarità: il mondo digitale e le nuove tecnologie, come, ad esempio, l'utilizzo di programmi di sottotitolazione istantanea, la sempre più rapida possibilità di reperire immagini o vocaboli grazie all'uso di video-dizionari online disponibili in rete (Dizionario della lingua dei segni | SpreadTheSign); o ancora,  le piattaforme social dove è possibile guardare video in LIS sui più disparati argomenti -politici, scientifici o didattici-  o dove poter esprimere la propria opinione. Sono strumenti che stanno consentendo alle persone sorde di uscire più facilmente dall'isolamento  in cui tendono a rifugiarsi o in cui vengono relegati.

Non è semplice per un alunno sordo frequentare una scuola pensata per gli udenti e quindi 'verbocentrica', ma oggi, a differenza del passato, una scuola inclusiva è possibile, non più assistenzialista ma attrezzata a soddisfare anche le esigenze delle minoranze;  una scuola più equa dove ci si può sentire liberi di differire e  dove l'errore non è soltanto tollerato, ma rivalutato in quanto condizione di possibilità di apprendimento."

Anche la scuola Cova, grazie allo sforzo di tutte le persone che ne fanno parte, è un luogo inclusivo in cui le abilità artistiche della classe nella sua interezza possono trovare piena espressione e in cui la peculiare sensibilità delle persone con disabilità è considerata un valore. In sintesi?

Una scuola inclusiva è una scuola che tutti hanno una gran voglia di frequentare.